The Tree Lover | Vania / Compagnia L’Albero
Travolti dagli eventi di ieri e oggi abbiamo lasciato indietro un po’ i racconti ma.. ecco il resoconto di ieri.
Quando ieri il nostro pulmino targato teatro ci ha portati nel posto dove avremmo trascorso la giornata a lavorare ho immediatamente deciso che avrei fatto io questo racconto quando ho visto THE TREEHOUSE, un cartello segna l’ingresso in un posto in un bosco profumato e magico.
Questo “Hotel” è una stupenda follia. Nel bosco si trovano 7 case disegnate da 7 architetti, l’idea nasce da un documentario “The Tree Lover” girato in questa zona della Svezia, dove una piccola troupe riprende tutto il processo per costruire una casa su di un albero.
Ci inoltriamo nel bosco, pochi passi e arriviamo ad una pista dove la nostra guida ci dice che lì atterranno le star. Ma non è un posto esclusivo e basta, nche se ci sono stati Kate Moss e Biber ultimamente. Chi non può permetterselo (circa 500/600 euro a notte) può trovare un accordo con i proprietari. La politica è assolutamente di accessibilità per tutti.
Visitiamo una casa. Saliamo.
La mia compagnia è qui su un albero in Svezia, l’altra metà è rimasta sul nostro albero, portando i scena i nostri ragazzi. Essere su di un albero. In una scuola o in una casa. un posto sicuro, con radici profonde. Questo sento, quando l’acqua si vede e lancio lo sguardo nell’orizzonte del bosco.
La sensazione è unica e inconfondibile: vertigine di follia e bellezza che assale tutti quando ci stendiamo su una rete su di un pino altissimo. La stessa che descriverei se dovessi dire cos’è che provo quando riesco a vedere che il teatro fa miracoli sui ragazzi.
In un pomeriggio colorato da frutti rossi, tazze sbeccate e mobilio svedese antico (direi un vintage-ikea) abbiamo messo al centro del meeting del pomeriggio proprio i ragazzi e il nostro futuro, partendo da una esperienza pazzesca quella della Ung Scen Norr (progetto a cui dedicheremo un post per raccontarvelo bene).
Come si pensa ai ragazzi, come si pensa al teatro come un mezzo potentissimo per attraversarli, portarli fuori dalle loro insicurezze, come si pensa di sapere qualcosa su di loro e quanto ha senso farlo e sopratutto in che modo.
Prendersi cura. Questa è la sensazione fortissima che mi porto a casa dopo quattro ore di meeting dove abbiamo progettato assieme ad una parte d’Europa lontanissima da noi.
Prendersi cura delle cose belle, come i sogni delle case sugli alberi. Prendersi cura della propria comunità, come fa la Svezia. Perché su questo si costruiscono miracoli. Come un hotel, che ha una stanza-ufo su di un albero.
P.s. Il proprietario e sua moglie quando hanno deciso di costruire hanno chiesto al governo i permessi. Risposta: non abbiamo regolamenti per case sugli alberi!
OTTO giorni dopo gli sono arrivati i permessi. I miracoli si fanno anche (e direi soprattutto) con le amministrazioni che riescono a vedere dentro i sogni delle persone.
“We live here, we love our village, we wanted to earn a living and we looked at what we could do with what we have here.”