Il teatro e le latitudini | Mimmo / Gommalacca Teatro
A tutte le latitudini la sensazione che hai quando entri in un teatro è sempre la stessa: il desiderio di voler vivere la scena. Quando questa sensazione la vivi insieme ad altri, capisci che sei con persone che hanno il tuo stesso bisogno; percepisci l’amplificazione di quel sentimento. Siamo tutti lì, con gli occhi spalancati e il cuore in ascolto, ad ammirare il nero intenso del teatro, già prima che uno dei tecnici del Norbottensteatern accenda le luci della sala. In quel buio, tutti siamo ad immaginare le cose che sono accadute in quel luogo e le cose che avverranno. Respiriamo quell’aria, e ci sentiamo a casa. Un po’ alla volta ci ritornano alla mente altri teatri che abbiamo visto, in Italia, e che ci ricordano gli spazi del Norbottensteatern, quasi in una gara al teatro “più simile” oppure “più tecnologico”, perché questo che stiamo ammirando è “molto tecnologico”. Ci spostiamo nei locali delle maestranze. In falegnameria ci accolgono due persone: Peter e una ragazza. Il primo ci racconta il suo lavoro e che cosa stanno costruendo in quel momento. La ragazza ci osserva, con le mani costantemente dietro la schiena, non parla mai, sembra quasi un addetto alla sicurezza, in realtà è il suo modo rispettoso di darci il benvenuto. Continuiamo a muoverci nel labirinto del teatro, molto intricato, e appena girato l’angolo di un corridoio quasi ci scontriamo con chi realizza gli effetti speciali per gli spettacoli. Col suo sguardo diabolico (quasi inquietante), dopo un primo tentennamento, ci accoglie nel suo laboratorio. Appena entrati, vedendo la (finta) testa mozzata sul tavolo, ho pensato: “non poteva essere diverso l’aspetto di chi realizza queste cose”. In perfetto stile Devil-man, ci vengono raccontate diverse esperienze: navi affondate, teste rotolanti e altre cose splatter. Poco dopo, ci salutiamo, camminando tutti a retromarcia per timore di essere messi in formaldeide e trasformati in oggetti di scena. Attraversiamo altre stanze, la costumeria, il laboratorio di parrucche, ce ne sono davvero tante, e in quei corridoi mi sento come Michael Keaton in “Birdman”, in costante movimento all’interno di un grande teatro in cui ci sono tante persone che lavorano per lo show, che si danno da fare per te che sarai in scena. Queste, sono cose che riempiono il cuore. Ma il tempo è finito e, come Michael Keaton, è arrivato il momento di prendere il volo. Certo, il nostro è quello di una compagnia aerea scandinava, non ci sono ancora spuntate le ali come Birdman, ma ci stiamo lavorando, vi assicuro che ci stiamo lavorando.