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#Nessuno Resti Fuori 1 / Serra Venerdì e le parole di Carlotta

Sono arrivata qui il 24 luglio con mio figlio, Chiara e Antonella. Il nostro lavoro da questo momento in poi sarà quello di lavorare insieme per condurre una ricerca su campo nel quartiere di Serra Venerdì di Matera, che è la base pulsante del festival Nessuno Resti Fuori alla sua seconda edizione.

Fin da subito (siamo ospitati in una delle casette del quartiere) avverto intorno un ambiente familiare.

Mi sembra di fare un balzo indietro di parecchi anni quando da adolescente vivevo a Bari nel quartiere Carrassi in cui, a poca distanza da casa mia, c’era un intero pezzo di case popolari identico a questo, di massimo tre piani con giardinetto e accessi con scalette per i piani rialzati.

Siamo qui per far esplodere il presunto significato di una parola molto particolare “Apache”. Sembra proprio che nominassero così negli anni ’70 gli abitanti di Serra Venerdì, e intorno a questa parola con i bambini e i ragazzi organizzeremo la festa conclusiva dell’intero festival prevista per il 29 agosto (venite!).

Al momento sono passate solo 48 ore da quando sono arrivata ed ho accumulato decenni di racconti, immagini, aneddoti, leggende, suoni, cose ridicolissime, giochi, parolacce, polvere proprio come quando nei film di mostri in bianco e nero, lo scienziato un po’ stralunato trasferiva attraverso un macchinoso ingegno di caschi di metallo e tubi trasparenti, il suo scibile nel cervello di qualcun’altro. Sono in questo momento un Frankestein di facce, storie private, rabbie, gioie e perplessità di un fiume di persone incontrate e ascoltate che rimarranno dentro per sempre. Non so se Antonella si senta come me; insieme stiamo conducendo questo percorso denso ed eccitante in cui, senza doverci troppo intendere sul perché siamo in grado di progettare il come, goderci la bellezza di una certa sfrontatezza che entrambe possediamo, costruendo percorsi immaginari che insieme ai ragazzi della piazza di Serra Venerdì prendono forma senza dare niente per scontato.

E più penso mentre scrivo più mi convinco che il senso della nostra #reteteatro41 è questo. La caparbietà di trovare un linguaggio non necessariamente comune, ma che condivida le stesse urgenze, la voglia immensa di trovarsi in confronto sul lavoro artistico. È bello per me che accada in Nessuno Resti Fuori il festival pensato da IAC.

E vorrei tanto che possa accadere nel quartiere della mia città, nel Serpentone a Potenza, insieme ai miei colleghi che sono come me sufficientemente ciechi e sordi da non aver paura di muoversi con leggerezza al buio.

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