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#Nessuno Resti Fuori 1 / Serra Venerdì e le parole di Carlotta

#Nessuno Resti Fuori 1 / Serra Venerdì e le parole di Carlotta

Sono arrivata qui il 24 luglio con mio figlio, Chiara e Antonella. Il nostro lavoro da questo momento in poi sarà quello di lavorare insieme per condurre una ricerca su campo nel quartiere di Serra Venerdì di Matera, che è la base pulsante del festival Nessuno Resti Fuori alla sua seconda edizione. Fin da subito (siamo ospitati in una delle casette del quartiere) avverto intorno un ambiente familiare. Mi sembra di fare un balzo indietro di parecchi anni quando da adolescente vivevo a Bari nel qu...

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Preparando la FESTA APACHE al festival Nessuno Resti Fuori.

Preparando la FESTA APACHE al festival Nessuno Resti Fuori.

Diario del Festival Nessuno Resti fuori, 21 luglio Arrivo a Matera da Satriano dopo aver lasciato i miei due figli al nido. Il quartiere Serra Venerdi è in alto, cerco parcheggio, c’è un po’ di affollamento, noto subito la differenza dalla volta scorsa quando siamo venuti qui per un sopralluogo. La scuola questa volta è molto animata, da lontano intravedo le magliette verdi del festival e appena mi avvicino inizio a sentire le voci dei ragazzi, dei partecipanti ai laboratori, cori, canti, risate...

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Perchè #reteteatro41 al Festival Nessuno Resti Fuori

Perchè #reteteatro41 al Festival Nessuno Resti Fuori

La parola “rete” contiene significati complessi. Può essere un sistema di componenti interconnesse tra di loro, una struttura fatta a maglie nella quale si può incappare, un sistema elettrico di cavi per mezzo dei quali viene diffusa un’informazione, un sistema ad impulsi che attraversa nodi e costruisce traiettorie. Quando le cinque compagnie teatrali lucane:  Abito in Scena, L’Albero, IAC, Gommalacca Teatro e Compagnia Petra hanno costituito #reteteatro41 forse non avevano ancora del tutto int...

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Supportare, collaborare | Paolo / Materahub

A Lulea arrivo dopo una giornata Parigina di brainstorming con altri progetti Europei che stanno cercando di supportare le imprese culturali nel difficile percorso di sostenibilità e internazionalizzazione.

Sono questi i due concetti intorno ai quali Materahub ha deciso di sviluppare la collaborazione con #reteteatro41 e il Norrbottensteater.

Molto spesso cerchiamo in Europa dei modelli a cui ispirarci o da portare a casa per poi testarli e capire se possano funzionare anche da noi.

Questa volta non è così, il modello, la metodologia, l’esperienza parte dalla Basilicata e dalle 5 compagnie della rete e viene invitata nel Nord della Svezia, in una regione che, paradossalmente, ha tanto in comune con la nostra.

Il percorso che è iniziato con #reteteatro41 è un percorso di potenziamento e crescita attraverso la creazione di collaborazioni Europee.

La Svezia è solo la prima tappa di un viaggio che, anche contando su altre reti nazionali ed Europee, potrà portare l’approccio educativo, che fa del teatro uno strumento non formale di sviluppo di competenze, ad essere valorizzato in un ambiente internazionale.

Questo processo è partito e andrà avanti grazie alla voglia di collaborazione dei protagonisti di questo viaggio. Cosa succederà al nostro ritorno? Sarebbe bello poter coinvolgere nel percorso anche attori impegnati a sviluppare politiche a supporto del settore culturale e creativo in regione per provare ad allargare questa opportunità ad altre reti ed altri operatori Lucani. Sarebbe bello poter capire come esperienze come queste possano essere portate a valore accompagnando le amministrazioni a progettare nel modo giusto.
I primi passi sono stati mossi, aperta è la sfida, spazio al futuro.

Il teatro e le latitudini | Mimmo / Gommalacca Teatro

A tutte le latitudini la sensazione che hai quando entri in un teatro è sempre la stessa: il desiderio di voler vivere la scena. Quando questa sensazione la vivi insieme ad altri, capisci che sei con persone che hanno il tuo stesso bisogno; percepisci l’amplificazione di quel sentimento. Siamo tutti lì, con gli occhi spalancati e il cuore in ascolto, ad ammirare il nero intenso del teatro, già prima che uno dei tecnici del Norbottensteatern accenda le luci della sala. In quel buio, tutti siamo ad immaginare le cose che sono accadute in quel luogo e le cose che avverranno. Respiriamo quell’aria, e ci sentiamo a casa. Un po’ alla volta ci ritornano alla mente altri teatri che abbiamo visto, in Italia, e che ci ricordano gli spazi del Norbottensteatern, quasi in una gara al teatro “più simile” oppure “più tecnologico”, perché questo che stiamo ammirando è “molto tecnologico”. Ci spostiamo nei locali delle maestranze. In falegnameria ci accolgono due persone: Peter e una ragazza. Il primo ci racconta il suo lavoro e che cosa stanno costruendo in quel momento. La ragazza ci osserva, con le mani costantemente dietro la schiena, non parla mai, sembra quasi un addetto alla sicurezza, in realtà è il suo modo rispettoso di darci il benvenuto. Continuiamo a muoverci nel labirinto del teatro, molto intricato, e appena girato l’angolo di un corridoio quasi ci scontriamo con chi realizza gli effetti speciali per gli spettacoli. Col suo sguardo diabolico (quasi inquietante), dopo un primo tentennamento, ci accoglie nel suo laboratorio. Appena entrati, vedendo la (finta) testa mozzata sul tavolo, ho pensato: “non poteva essere diverso l’aspetto di chi realizza queste cose”. In perfetto stile Devil-man, ci vengono raccontate diverse esperienze: navi affondate, teste rotolanti e altre cose splatter. Poco dopo, ci salutiamo, camminando tutti a retromarcia per timore di essere messi in formaldeide e trasformati in oggetti di scena. Attraversiamo altre stanze, la costumeria, il laboratorio di parrucche, ce ne sono davvero tante, e in quei corridoi mi sento come Michael Keaton in “Birdman”, in costante movimento all’interno di un grande teatro in cui ci sono tante persone che lavorano per lo show, che si danno da fare per te che sarai in scena. Queste, sono cose che riempiono il cuore. Ma il tempo è finito e, come Michael Keaton, è arrivato il momento di prendere il volo. Certo, il nostro è quello di una compagnia aerea scandinava, non ci sono ancora spuntate le ali come Birdman, ma ci stiamo lavorando, vi assicuro che ci stiamo lavorando.
Un viaggio lungo un giorno | Andrea / Compagnia IAC

Un viaggio lungo un giorno | Andrea / Compagnia IAC

La cosa che più mi ha colpito del nostro viaggio in Svezia è stata la lunghezza delle giornate. In questo periodo dell’anno, ed in particolare modo in questi gironi dell’anno, la luce è presente praticamente 24 ore su 24. Le conseguenze sono che non senti mai di dover riposare e che le giornate si incollano una all’altra senza avere inizio e fine. Per questo motivo mi viene difficile dire cosa abbiamo fatto ieri, o ieri l’altro, oppure oggi. Quello che so è che abbiamo attraversato una serie di ...

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Noi, il Gambia e la Svezia | Alì / compagnia IAC

Io sono Ali, lavoro nel teatro da 1 anno.

Non avrei mai pensato che venendo qui in Svezia avrei trovato persone che avrebbero scambiato e condiviso qualcosa con me. Nei giorni scorsi ho incontrato un ragazzo del Gambia, come me, lui mi è sembrato veramente tristissimo. Non sorrideva, perché aveva paura che lo rimandassero indietro. Io sono stato invitato ad andare a casa sua, e quando ci siamo incontrati subito ha sorriso, e anche la sua famiglia adottiva ha sorriso. Nella vita quello che voglio è questo: vedere le persone che stanno intorno a me veramente felici, tanto gli adulti, i migranti, quanto i bambini.

In Gambia ho lasciato un posto un po’ triste, dove i bambini piangevano. Qui ho trovato persone che sanno essere felici, che vogliono giocare.

Oggi abbiamo fatto un workshop di teatro con dei ragazzi svedesi. Quando li ho incontrati subito ci siamo guardati negli occhi e ci siamo intesi,. Io ho letto nei loro le difficoltà, forse loro hanno visto le mie difficoltà. Ho provato a dimenticare i miei problemi per aiutare loro. Ci siamo divertiti, ed io ho avuto la possibilità di raccontargli la mia storia, di come sono arrivato in Europa e di come il teatro mi ha aiutato, mi ha salvato.

Sono stato veramente molto felice di poter condividere con loro questa mia storia, e spero che possa aiutare loro a credere nel teatro e nella vita.

The Tree Lover | Vania / Compagnia L’Albero

Travolti dagli eventi di ieri e oggi abbiamo lasciato indietro un po’ i racconti ma.. ecco il resoconto di ieri.

Quando ieri il nostro pulmino targato teatro ci ha portati nel posto dove avremmo trascorso la giornata a lavorare ho immediatamente deciso che avrei fatto io questo racconto quando ho visto THE TREEHOUSE, un cartello segna l’ingresso in un posto in un bosco profumato e magico.

Questo “Hotel” è una stupenda follia. Nel bosco si trovano 7 case disegnate da 7 architetti, l’idea nasce da un documentario “The Tree Lover” girato in questa zona della Svezia, dove una piccola troupe riprende tutto il processo per costruire una casa su di un albero.

Ci inoltriamo nel bosco, pochi passi e arriviamo ad una pista dove la nostra guida ci dice che lì atterranno le star. Ma non è un posto esclusivo e basta, nche se ci sono stati Kate Moss e Biber ultimamente. Chi non può permetterselo (circa 500/600 euro a notte) può trovare un accordo con i proprietari. La politica è assolutamente di accessibilità per tutti.

Visitiamo una casa. Saliamo.

La mia compagnia è qui su un albero in Svezia, l’altra metà è rimasta sul nostro albero, portando i scena i nostri ragazzi. Essere su di un albero. In una scuola o in una casa. un posto sicuro, con radici profonde. Questo sento, quando l’acqua si vede e lancio lo sguardo nell’orizzonte del bosco.

La sensazione è unica e inconfondibile: vertigine di follia e bellezza che assale tutti quando ci stendiamo su una rete su di un pino altissimo. La stessa che descriverei se dovessi dire cos’è che provo quando riesco a vedere che il teatro fa miracoli sui ragazzi.

In un pomeriggio colorato da frutti rossi, tazze sbeccate e mobilio svedese antico (direi un vintage-ikea) abbiamo messo al centro del meeting del pomeriggio proprio i ragazzi e il nostro futuro, partendo da una esperienza pazzesca quella della Ung Scen Norr (progetto a cui dedicheremo un post per raccontarvelo bene).

Come si pensa ai ragazzi, come si pensa al teatro come un mezzo potentissimo per attraversarli, portarli fuori dalle loro insicurezze, come si pensa di sapere qualcosa su di loro e quanto ha senso farlo e sopratutto in che modo.

Prendersi cura. Questa è la sensazione fortissima che mi porto a casa dopo quattro ore di meeting dove abbiamo progettato assieme ad una parte d’Europa lontanissima da noi.

Prendersi cura delle cose belle, come i sogni delle case sugli alberi. Prendersi cura della propria comunità, come fa la Svezia. Perché su questo si costruiscono miracoli. Come un hotel, che ha una stanza-ufo su di un albero.

 

P.s. Il proprietario e sua moglie quando hanno deciso di costruire hanno chiesto al governo i permessi. Risposta: non abbiamo regolamenti per case sugli alberi!

OTTO giorni dopo gli sono arrivati i permessi. I miracoli si fanno anche (e direi soprattutto) con le amministrazioni che riescono a vedere dentro i sogni delle persone. 

“We live here, we love our village, we wanted to earn a living and we looked at what we could do with what we have here.”

Un’estate d’amore | Carlotta / Gommalacca

Dopo la colazione con il burro salato, Mimmo ed io abbiamo camminato senza sforzo fino al teatro che ci ospiterà lunedì, e abbiamo scoperto, seguendo un sentiero in un bosco di betulle, la spiaggia con i prati verdi puliti.

Incastrato tra i rami delle betulle ho trovato un fazzoletto ricamato a mano che recita in svedese “Tornerà il buio ma #noiviviamoqui”. Improvvisamente nel mio cuore si è aperto un varco di carne e ne è uscita l’immagine di Ingmar Bergman che sulla ultime tavole di un un pontile (molto simile a quello che ho attraversato questa mattina) immagina la sceneggiatura di “Un’estate d’amore”, uno dei film che ho amato in assoluto del regista svedese.

Nella mattinata con il mio gruppo di teatranti esploratori, trasportati da Cristine, abbiamo raggiunto un piccolo villaggio di famiglie che vive in case gialle e rosse tra la foresta e il mare. Entriamo in un piccolo caffè nel bosco -una casetta rossa con le panche bianche- e insieme parliamo del futuro delle nostre collaborazioni, mentre a pochi passi da noi vanno in scena un gruppo di donne dirette da un regista professionista. Vanno in scena cantando di sapone e un cavallo che interpreta una mucca entra in scena, mentre piove sul pubblico seduto sul prato, e non si muove, apre l’ombrello in questo paradiso di amore, civiltà e condivisione.

Poi ci portano a teatro a guardare uno spettacolo in lingua prodotto dalla UNG SCEN NORR. Nel Norrbottenteatern con tre palchi e molti spazi ufficio e camerini che affacciano sulla Lulea.

il titolo è

RUN FOR IT, parla d’amore.

Come si parla dell’amore? Il regista e gli attori (la protagonista femminile si chiama inevitabilmente Nora) hanno intervistato circa100 ragazzi svedesi per sapere cos’è per loro l’amore e come flirtano quando sono “fall in love”.

Un spettacolo di prosa, parole, video, movimento scenico in cui la magia è ascoltare il suono e condividere con un pubblico coloratissimo e glitterato che avevi  già incontrato al Pride.

Ops dimenticavo… prima di andare a teatroabbiamo seguito un pacifico e affollato di bimbi PRIDE con tanto di militari svedesi con cuoricino arcobaleno stampato sulle guance, in fila ordinati a sfilare con tutti gli altri.

Ecco… dicevo che… lo spettacolo che parla d’amore è un salto continuo tra personaggi che narrano e costruiscono scena giocando con personaggi cliché, parodie di young adults persi in Instagram e Facebook.

E dopo aver fatto lo spettacolo i due attori ci propongono di fare laboratorio. Dopo lo spettacolo? Siete stanchi si vede. Sicuri?

Sì! Ci siamo fermati con loro sulla scena per lavorare giocando sull’amore, e lo spazio. La loro metafora era “cosa sappiamo noi dell’amore? Cosa sappiamo noi dello spazio cosmico? Qual è la nostra traiettoria? Ripercorrendola come fa Giove ci connettermo a noi stessi e poi in pace con gli altri?

Ci connetteremo a noi stessi?

Ci connetteremo a noi stessi?

Tornerà il buio ma#noiviviamoqui.Schermata 2017-06-18 alle 12.17.48

Di buon mattino | Antonella / compagnia Petra

Questa notte è stato davvero difficile prendere sonno, a mezzanotte era ancora giorno, abbiamo litigato con una luce che ti spingeva a fare, guardare, chiedere, incontrare.

Carlotta continuava a ripetere toccandosi i capelli:

– Come facciamo ad andare a dormire? Guarda che luce c’è, io mi spengo solo nel buio della notte. Vogliamo fare riunione qui in mezzo al prato oppure dietro al teatro che ci sta una cosa meravigliosa?
E Mimmo per strada sotto al balcone della signora:
Carlò abbassa la voce che qua dormono!
Intanto Andrea cercava un supermercato aperto, Alì ballava per strada con Gioshua.
Vania:
– Madò ragà io ho fatto spettacolo ieri sera a Melfi ho dormito due ore e siamo partiti da Bari alle 4:00, andiamo a dormire vi prego?
Alla fine abbiamo chiuso tende e imposte e abbiamo dato spazio al silenzio, abbiamo permesso alla memoria di imprimere volti e sapori.

Oggi mattinata slow, coccole a colazione con marmellate squisite e bambini colorati. Della passeggiata nel centro di Lulea mi porto subito a casa il meraviglioso, cool, pericolosissimo per me stile nordico! E’ assolutamente tutto strafiko!

E poi i bambini protagonisti della vita cittadina.

Ora in albergo prima degli incontri a teatro, un teatro che si affaccia sul fiume, che sa di nave che salpa, che viaggia, ospita, e riporta a casa.

Stay Tuned!

 
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